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al testo di Ivan Pozzoni
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Cantando le lettere italiane dei morti di fama, spremute dalla carica d’elefanti, d’Annibale, a Zama, le balle mi mulinano vorticosamente in centro all’Elicona, dieci minuti di successo trasformano una monaca in battona.
Cianciate, idioti, sui blog, sui siti, sulle riviste online confusionarie nessuno pagherà mai le vostre tre minchiate semi-letterarie, la microeditoria socialista è CCCP: «col cazzo che paghiamo» coi soldi nostri la velleità del vostro libertarismo narcisistico freudiano.
Noi del comitato di programmazione quinquennale dei costi abbiamo deciso di mettervi all’indice come scafati ecclesiasti, il vip dello star system letterario si vende e deve essere fucilato dal miliziano dell’arte neon-avanguardista allergico a ogni forma di mercato.
Decreto n. odin emesso, vox populi, dalla sede centrale del sacro comitato: se fai cultura retribuito sei un mestierante e vai sfanculato, devi essere trattato come tutti coloro che svolgono un mestiere nessuna libertà di dire, fare, baciare e tanti calci nel sedere.
Decreto n. dva emesso, vox populi, dalla sede centrale del sacro comitato: abolito il diritto d’autore e il vocabolo stesso, «autore», condannato alla damnatio memoriae del lettore, animale in via d’estinzione, coatto a subordinare la testa a trattamenti di circoncisione.
Decreto n. tri emesso, vox populi, dalla sede centrale del sacro comitato: se il «pubblico» è diventato «privato» non va vezzeggiato, nel secolo del tardo-moderno immaginario l’ignoranza è una dote e il lettore medio è intossicato dai sonniferi peggio di Truman Capote.
Per scrivere in rima bisogna esser poeti avere, di norma, almeno due didietri, e il dono della doppialingua critica: leccare i famosi e farsi leccare dalla massa stitica.
[inedito, 2017] |
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